LA PSICOLOGIA DEL GIUDICARE – Spunti dal corso della Scuola Superiore della Magistratura.
Tirando le somme dell’interessante seminario tenutosi a Villa di Castelpulci (Scandicci – FI) dall’11 al 13 febbraio 2019.
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Tra l’11 e il 13 febbraio 2019 si è tenuto a Villa di Castelpulci, Scandicci (FI), un interessante corso dal titolo “La Psicologia del Giudicare”. Sia i temi trattati, sia le modalità dell’incontro mi sembrano molto interessanti, quindi mi pare il caso di condividere qualche commento e ragionamento a riguardo.
In particolare, premetto che il corso tenuto per 85 Magistrati è stato reso accessibile anche a 5 Avvocati provenienti da tutta Italia. Inoltrata la domanda di partecipazione qualche tempo fa, ho avuto la piacevole sorpresa di scoprirmi selezionato e ho partecipato con grande soddisfazione.
LA SCUOLA SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA.
– La S.S.M. e i suoi corsi –
La Scuola Superiore della Magistratura è l’ente che ha il compito per legge di formare e mantenere aggiornati i Magistrati italiani attraverso corsi periodici su vari temi. Insomma, è “la culla del sapere” della Magistratura.
Si trova collocata nel suggestivo scenario di Villa di Castelpulci, un imponente palazzo immerso nel bel panorama toscano e che dall’alto della collina sovrasta la città di Scandicci.
– Una vista della Villa; foto scattata dalla collinetta a fianco in un momento di pausa –
LE PECULIARITA’ DI QUESTO SEMINARIO.
– La psicologia entra nella formazione –
Il primo aspetto che voglio mettere in luce è che la Scuola Superiore della Magistratura ha ritenuto doveroso far entrare la psicologia tra le materie della formazione dei Magistrati. Non solo il diritto, ma anche il funzionamento della mente umana (come acclarato dagli studi e come emergente dall’esperienza dei terapeuti) è diventato quindi un sapere ritenuto importante per Giudici e Pubblici Ministeri.
– La multidisciplinarietà –
Ancora, tra i relatori comparivano non solo giuristi in senso stretto, ma anche esperti di psicologia e filosofia. Mi pare quindi importante l’accento posto sul confronto tra esponenti di discipline distinte, proprio al fine di fornire agli operatori del diritto un punto di vista alternativo a quello cui li abitua la propria routine (la quale, come dirò in seguito, può portare a c.d. bias cognitivi e cioè ad errori irrazionali nelle decisioni).
– Formazione comune Magistrati-Avvocati –
In terzo luogo, è davvero apprezzabile la volontà di creare momenti di contatto e di formazione comune tra Magistrati e Avvocati. Infatti, trattandosi di protagonisti diversi di una medesima realtà processuale, è essenziale che abbiano modo di confrontarsi, dialogare e scambiarsi le lezioni tratte dalle rispettive esperienze in contesti sereni, distesi e costruttivi. Insomma, sì ruoli diversi, ma non vasi non comunicanti.
Superate le “timidezze” del primo giorno, questo è fortunatamente avvenuto, tanto durante le lezioni ed i laboratori veri e propri, quanto durante i momenti di pausa e di pranzo. Poi è stato stimolante entrare in contatto con Magistrati dalle più diverse carriere, dal civile al penale, dal nord al sud Italia, dal Giudice del Tribunale al Consigliere di Cassazione.
COSA SI E’ DETTO.
– Qualche riflessione su quanto appreso –
Venendo al sodo, intendo di seguito illustrare più nello specifico cosa abbiamo imparato grazie a questo ciclo di seminari. Lo farò portando avanti un ragionamento personale basato sugli spunti emersi (visto anche che non ho certo il diritto di pubblicare le lezioni dei relatori, nè mi sembrerebbe corretto farlo).
Ci proverò dividendo in diverse sezioni gli argomenti trattati, ciascuno con un articolo apposito.
– In estrema sintesi –
In estrema sintesi, gli affascinanti temi toccati sono stati i seguenti.
Il primo giorno, dopo un’introduzione circa l’incidenza di cognizione, emozione e motivazione sui processi decisionali, sono stati illustrati i principali e più frequenti c.d. bias cognitivi in cui si tende ad incappare (Giudici compresi) soprattutto in condizioni di poco tempo e stress. Il fine è quello di esserne consapevoli per riconoscerli e prevenirli.
Inoltre, si è parlato dei principali problemi dal punto di vista psicologico della prova testimoniale: cosa “percepisce”, cosa “vede”, cosa “ricorda” il testimone; come vengono valutati (spesso commettendo errori cognitivi) sia il teste, sia la deposizione nella loro attendibilità, credibilità e significato. Insomma, indicazioni di carattere tecnico-scientifico su come farne buon uso.
Il secondo giorno abbiamo iniziato a tradurre in pratica quanto appreso il giorno precedente interrogandoci in particolare su come bias e errori cognitivi incidono in procedimenti quali quelli di separazione e divorzio, caratterizzati da forte stress, emotività ma altresì ampia discrezionalità decisionale.
Poi è stato approfondito un tema di grande interesse: il modo in cui tendiamo ad approcciarci alla prova scientifica (ad es. test del DNA). Infatti si è visto che quella che dovrebbe essere una prova più oggettiva, se ricavata e valutata senza seguire adeguati standard volti a prevenire errori di valutazione può tradursi in errori giudiziari ancor più gravi e frequenti che in sua assenza.
Ancora, è stato approfondita la teoria del ragionamento che porta dalle iniziali tesi delle parti del processo fino alla decisione del Giudice: seguirne con rigore gli schemi previene arbitrii e sbagli.
Ulteriormente, sono stati evidenziati i cambiamenti non solo “pratici”, ma anche simbolici, sociologici ed addirittura cognitivi portati dall’utilizzo delle tecnologie informatiche sia in generale, sia soprattutto nelle professioni legali.
Sul finire della giornata, poi, i partecipanti si sono divisi in gruppi per partecipare a diversi laboratori. Nel mio è stato interessante (e motivo di accese discussioni) vedere come lo stesso schema di ragionamento astratto condiviso da tutti possa portare a divergenze di vedute dagli effetti assolutamente contrapposti una volta applicato nel prendere una decisione collegiale.
Il terzo giorno i vari gruppi hanno relazionato ai colleghi quanto emerso dai rispettivi laboratori. Poi ci si è concentrati sulla formazione degli stereotipi e dei pregiudizi e su come questi si intersechino soprattutto con le valutazioni relative a “soggetti deboli”. Infine, i lavori si sono conclusi con un notevole intervento ad ampio spettro: libero arbitrio, errori giudiziari, relativismo, attenzione selettiva, difficoltà di mutare le proprie prime impressioni.
INDICE DEGLI ARGOMENTI.
Conclusa questa introduzione, rimando allora ai seguenti approfondimenti sui singoli temi:
1) BIAS, EURISTICHE ED ERRORI COGNITIVI -> Quali sono le più comuni sviste in cui incappa la formazione del processo valutativo e decisionale dei vari soggetti coinvolti nel processo. Come individuarle, correggerle e prevenirle.
2) PSICOLOGIA DELLA PROVA TESTIMONIALE E SCIENTIFICA -> Testimonianza e prova scientifica sono determinanti nei processi, tuttavia un approccio psicologico-cognitivo errato può renderle motivo di gravi errori e decisioni ingiuste.
(il prossimo capitolo sarà pubblicato a breve)
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